RAOUL VANEIGEM - Isidore Ducasse e il conte Lautreamont nelle poesie

RAOUL VANEIGEM

ISIDORE DUCASSE E IL CONTE DI LAUTRÉAMONT NELLE POESIE

(Traduzione di Andrea Chersi)

1991
pagg. 29

Il situazionista Vaneigem trova che le poesie di Lautréamont siano costruttrici del bene, perchè non rinunciano a rappresentare una universalità, anche se nuova, per gli uomini.

cover Isidore Ducasse e il Conte Lautreamont
PRELUDIO

Se conosci il percorso della soggettività disperata, se cerchi mutazioni di te nel tuo universo spirituale, se il mondo esterno non è che il pelo del tuo guanto interiore rovesciato, leggi pure Lautrèamont-Ducasse-Maldoror. Ma, se, invece, hai orrore del sangue e ritieni insopportabile risolvere la vita nel simbolico incomparabile, devi allontanarti in fretta dai canti di Lautrèamont, perchè potresti riceverne una desolante contaminazione, carica di minacce per la tua sopravvivenza concreta.
Raoul Vaneigem oppone i canti di Ducasse alle poesie. i primi soggiaciono al delirio dell'io ed invadono tutto lo spazio con la fiumana devastatrice di un titanismo che ha corroso ogni rapporto con l'altro. Le Poesie, diversi modi di dire la stessa storia, cercano una riscrittura oggettiva della lirica autarchica, che consuma e riproduce in sè la stessa notte. Essi segnano il passaggio dalla materia interiore magmatica a un sistema filosofico, anche se hanno luce nel ribaltamento consapevole dei sistemi culturali.
Vaneigem dice che la distinzione Canti/Poesie sta nel concetto stesso di male/bene, nel loro scambio reciproco purificante. Maldoror (autore, attore, soggetto) rifiuta ogni schiavitù, può sostenere un unico sistema, quello interiore, riconosciuto e scomposto: è il male senza possibilità di transizione tra natura proprias e società, perchè è un reinvestimento dispendioso, che suggerisce il singolare, opposto al tutto, sottratto all'arbitrio dei valori e dei beni condivisi da una collettività. Rappresenta il mondo del male perchè non costruisce nulla, non positivizza, ma vive compatto fino in fondo il proprio niente, che è l'unico bene
vero.
Nei Canti l'uomo Maldoror è consegnato alla propria indeterminatezza e perdita.
Vaneigem guarda con nostalgia a questa dimensione irripetibile, anti-illuministica, come colui che finalmente vede nel tragico di una vita, didita solo a se stessa, l'anima autentica, capace di ospitare e generare la soggettività e i suoi anti-valori. Egli crede che le Poesie abbiano la loro eziologia in circostanze
soprattutto esterne: il rifiuto dei Canti da parte del pubblico e critica; l'adesione al gruppo "La Jeunesse" e l'ideologia di amore e progresso da essa espressa; il maturare nel suo ambiente di idee alle quali Lautréamont poteva riallacciare, con modalità diverse, il senso morale.

Così, pensa Vaneigem, le Poesie diventano costruttrici del bene perchè non rinunciano a rappresentare una universalità, anche se nuova, per gli uomini. Esse diventano capaci di una possibile pacificazione tra l'opera indegna di Dioniso (interiorità sfrenata) e il sapere oracolare di Apollo, che richiede la conoscenza nella sfida costruttrice. Solo che Vaneigem vede in questo passaggio uno scardinamento e interpreta la duplicità Canti/Poesie come quella esistente tra due istanze sempre contemporanee nel movimento anarchico: il desiderio di opporsi al mondo radicalmente, distruggendolo, e "l'utopia riformatrice", che cerca, mediante una ricomposizione, di risanare i conflitti e di rendere propositivo il rifiuto delle verità convenzionali.

Laura Antichi